venerdì 31 dicembre 2010

Nuovi acquisti...

Niente...non ce la faccio...tutti gli inverni mi riprometto di non comprare cactus o succulente almeno fino all'arrivo della primavera e poi,chissà come mai,finisco sempre nel mio vivaio preferito e non torno mai a mani vuote...
La settimana prima di Natale,con la scusa dei regali ,sono andata da Stefano Colombo a Casatenovo e questo è il risultato:



 Gasteria minima f.variegata



Agave stricta f.nana (l'agave stricta è originaria del Messico,resiste al freddo fino a -2 °C e ama stare in pieno sole).


Portulacaria afra (originaria del Sud Africa,tollera il gelo fino a -1°C,non ha esigenze particolari per l'esposizione al sole).



-Notocactus magnificus cv. mini(il notocactus magnificus proviene dal Brasile ed è abbastanza resistente al gelo...io non mi fido,per quest'anno la tengo in casa).




ed infine una bulbosa molto particolare,Haemanthus albiflorus,"parente" dell'hamarillis e non perde le foglie...per ora è piccolissima speriamo che io riesca a portarla alla fioritura.
In internet non ho trovato informazioni ma al vivaio mi hanno detto che è una pianta facile,vedremo!


lunedì 20 dicembre 2010

Ancora sull'elleboro.

Fonte: www.giardinaggioinsieme.it

Piante di Natale: l’Helleborus niger: "

Trionfa tra i fiori invernali, ma è soprattutto noto come pianta di Natale: stiamo parlando dell’elleboro e della sua più celebre varietà l’Helleborus niger.



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domenica 12 dicembre 2010

Le mie ultime arrivate:le carnivore.

...e questi i consigli di un esperto:

Fonte:
fioriefoglie.tgcom.it:



La carnivora di maggior successo è quella che “si chiude”: nell’immaginario della gente la più “feroce”, che fa strage di zanzare e mosche meglio di qualsiasi insetticida. E’ quella che chiedono tutti a Vincenzo Castellaneta, agrotecnico appassionato coltivatore e venditore di piante carnivore da 10 anni. E di fatto c’è solo una pianta carnivora che chiude i “denti”: la Dionea (Dionaea muscipula). Abbiamo incontrato Vincenzo di Un angolo di deserto a Murabilia (tempo fa ne avevamo ammirato i vasi per le piante grasse, suo primo amore) e abbiamo fatto con lui due chiacchiere. E le sorprese non sono mancate, a partire da come si tiene una Dionea: in casa, direte voi. Niente affatto. Fuori, sul balcone!

Proprio così, tutti “iniziano” con la dionea. Anche se altre carnivore sono ormai abbastanza diffuse, è la dionea la più ricercata. Ma bisogna specificare un paio di cose. I suoi non sono denti ma ciglia, che servono non a masticare ma a imprigionare, ingabbiandolo, l’insetto per impedire che vada via. All’interno delle sue trappole ha dei peli che funzionano da interruttori: se stimolati dalla vittima, chiudono le trappole a scatto.

Vincenzo, ma farle scattare a vuoto non è nocivo?

Io dico a tutti che alla pianta “viene la gastrite” e non sono lontano dalla realtà: la pianta chiude le trappole una volta stimolati i sensori e comincia ad emettere enzimi per digerire l’insetto. Non trovando niente, si stressa. Se succede una volta non è un problema, capita con la pioggia, ma non è un giochino.

Anche perché la trappola ha una durata, giusto?

Sì. Dopo circa tre volte che le trappole “mangiano”, si esauriscono e degenerano diventando nere. Proprio per questo devono aver assorbito le sostanze nutritive dagli insetti: in questo modo la pianta sarà in grado di continuare a creare nuove trappole. Se non ha mangiato, non avrà l’energia sufficiente per farlo.

 La dionea è una pianta che si può tenere in casa?

Assolutamente NO
. Esistono piante carnivore tropicali ma la dionea è una pianta nordamericana rustica quindi è da esterno: vive fuori. Esistono altre carnivore che si possono tenere in casa (non prendetele per gli insetti però: molto meglio una zanzariera!) . Le più richieste sono le Nepenthes, perché esteticamente sono belle. Si appendono e fanno dei fiaschi, delle ampolle che contengono sul fondo un liquido con cui digeriscono gli insetti che non riescono ad uscire.

Le Nepenthes hanno esigenze particolari?

Serve acqua piovana, mai concimarle perché il concime lo prendono dagli insetti, devono stare più possibile vicino alle finestre. Fanno una bella figura perché sono abbastanza grandi. Vanno nebulizzate spesso perché amano l’umidità nell’aria e qualche ora di sole: vivono al margine delle foreste quindi qualche raggio di sole lo prendono. Il locale ideale dove tenerle è il bagno: l’importante è che sia un posto luminoso.

La dionea quindi va coltivata all’esterno, tutto il contrario di ciò che si pensa! Va tenuta fuori anche dove fa molto freddo?

Sì, DEVE stare fuori e al sole, perché nei luoghi dove cresce in natura non c’è molta ombra (ci sono pochi alberi: l’unica ombra è quella dell’erba circostante). E poi ha bisogno di freddo per poter andare a riposo. Si comporta insomma come una pianta normale che vive qui da noi, che perde le foglie d’autunno e le rimette a primavera. La dionea è uguale: si secca quasi completamente e le sue foglie diventano tutte nere tranne qualcuna al centro. Durante l’inverno le trappole scattano pochissimo perché ci sono pochi insetti e perché la pianta è ferma.

Come bisogna bagnarla?

Va tenuta sempre al sole e sempre umida perché le carnivore sono piante paludose. L’importante è che l’acqua con cui l’annaffiamo sia quella piovana o distillata, mai quella dell’acquedotto, presa dal rubinetto o dalle bottiglie, che contiene cloro e sali minerali. Loro hanno bisogno di acqua acida poiché la maggior parte delle piante carnivore, tranne poche eccezioni, vivono in un terreno molto acido, nelle torbiere. Per questo motivo vanno tenute sempre in vaso.

Quando poi arriva il freddo e gela, cosa bisogna fare?

La dionea diventa un cubetto di ghiaccio! Ma non è un problema perché lei è a riposo. Comunque qualcosa di verde rimane al centro: la pianta avrà un’aria molto deperita ma non sarà morta. L’acqua non deve ristagnare nel periodo di riposo perché la pianta assorbe molto poco. D’inverno spesso piove quindi non occorre bagnarla troppo, ma non va dimenticata: deve comunque rimanere appena umida per tutta la stagione fredda. D’estate invece la terremo bella zuppa, con un bel sottovaso pieno d’acqua.

Si può rinvasarle usando il terriccio per le acidofile?

No, perché quel tipo di substrato è poco acido: le carnivore hanno bisogno di vivere in torba pura, miscelata con perlite o sabbia di quarzo (qualcosa di non calcareo), per mantenerlo arieggiato in profondità.

Sopporta anche il sole pieno dei terrazzi milanesi nella nostra estate “africana”?

Non ha problemi anche con temperature caldissime: l’importante è che abbia acqua nel sottovaso e che l’aria circoli: evitiamo di metterle contro un muro, altrimenti si “lessano”.

I vasi vanno bene piccoli?

Non è importante che siano larghi quanto che siano un po’ profondi. Quando la pianta è giovane, il vaso piccolo va bene, ma man mano che cresce bisogna darle almeno i vasi profondi 15 cm, per dare spazio alle radici (scendono, più che allargarsi). Meglio poi usare vasi di plastica: la terracotta traspira quindi asciuga più velocemente e poi d’inverno la terracotta si raffredda prima. La plastica le protegge meglio.

La dionea diventa molto grande?

Le Sarracenie (le carnivore “a tubo”) da tenere fuori diventano grandi, alcune anche 80-90cm, con rizomi striscianti anche di 50cm. Ma la dionea no, si espande in larghezza creando nuove rosette, non in altezza. Tutti la vorrebbero, una MAXI DIONEA formato gigante, ma ancora non esiste: magari ci fosse, andrebbe a ruba!

Il sito di Vincenzo Castellaneta: www.piantegrassevasi.com
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mercoledì 8 dicembre 2010

Un giardino inglese davvero particolare

Da:
www.giardinaggioinsieme.it

Un giardino inglese davvero particolare:


Ad Alnwick, nell’Inghilterra del Nord, esiste un giardino bello e “pericoloso”: il Giardino delle piante velenose.


Ci sono posti affascinanti e allo stesso pericolosi, ma che attirano proprio per questo. Un giardino, in genere, non può essere considerato un luogo pericoloso, ma esistono delle eccezioni. Se vi capita di fare un viaggio in Inghilterra, ad Alnwick, nella parte nord del paese, si trova il Giardino delle piante velenose, un giardino botanico dove, oltre alle normali piante che si possono trovare in un parco del genere, è possibile ammirare una collezione di circa 100 tra le più pericolose specie di piante esistenti.



L’idea di questo giardino è venuta nel 2005 alla duchessa di Northumberland, proprietaria del parco ma anche dell’immenso Castello di Alnwick, celebre anche come set cinematografico per alcune scene della saga dei film di Harry Potter. La duchessa ha affidato la realizzazione del giardino  a due garden designer belgi, Jaques e Peter Wirtz, che hanno realizzato un incantevole parco fatto di pergolati, labirinti di siepi e onde di colori, che lo rendono apprezzabile soprattutto nei mesi estivi.

All’ingresso del cancello, un cartello avverte “Queste piante possono uccidervi”, anche se in realtà, le piante più pericolose sono protette e difficili da avvicinare. Fiori velenosi, piante, tuberi e alberi fanno parte di questa straordinaria collezione che include diverse varietà, tra cui:

Aconitum napelluserba con proprietà curative ma allo stesso tempo velenosa, può provocare la morte per asfissia.

Amanita Muscariafungo che, se ingerito, provoca visioni e allucinazioni. Se utilizzato in maniera eccessiva, può provocare la morte.

Actaea spicatapianta utilizzata anche per scopi medici e ornamentali. Le bacche sono tossiche e possono provocare un infarto se ingerite.

Oltre alle specie velenose, trovano posto anche alcune piante dalle proprietà, per così dire, “stupefacenti”, come la Cannabis sativa, o il Papaver somniferum, da cui si ottengono rispettivamente oppio ed eroina.

Dall’1 novembre al 31 marzo, il Giardino delle piante velenose è aperto dal venerdì alla domenica dalle 11 alle 15. Per maggiori informazioni potete visitare il sito

lunedì 6 dicembre 2010

FIORI D'INVERNO:ELLEBORO




Caratteristiche generali
Gli ellebori sono piante facilmente coltivabili in giardino e danno splendide fioriture invernali. Gli ibridi di elleboro orientalis in particolare non richiedono un terreno particolare purchè sia umido, ben drenato e fertile. E’ importante evitare il ristagno d’acqua che causa invitabilmente il marciume radicale e la perdita della pianta. Questo aspetto è particolarmente critico se si coltivano gli ellebori in contenitori e non in piena terra.
La maggior parte degli ellebori tollera sia il sole che l’ombra ma ciò che apprezzano sono le posizioni di mezz’ombra o almeno una protezione dal sole cocente sotto le fronde degli alberi o dei cespugli decidui. L’elleboro argutifolius e l’elleboro x sternii desiderano una posizione più soleggiata.
Le radici degli ellebori  sono rizomatose e si sviluppano in profondità,  quindi bisogna provvedere uno spazio adeguato specie se piantati in vaso. La parte aerea della pianta è costituita da uno stelo che porta foglie e fiori nelle specie argutifolius, foetidus , lividus e vesicarius. Nelle rimanenti specie (acauli) le foglie spuntano a livello del terreno e steli separati portano i fiori.
Gli ellebori orientalis ibridi sono sempreverdi ma le foglie vecchie o rovinate vanno rimosse per dare un aspetto gradevole ed ordinato alla pianta ; questa operazione va eseguita specialmente in inverno per stimolare la crescita di quelle nuove e per ridurre la possibilità di malattie o infestazioni.
La maggior parte delle specie botaniche acauli sono decidue
Gli ellebori non temono il gelo : anche se la visione delle piante abbattute a terra dalla morsa del freddo può gettare nel panico gli  appassionati, basta che la temperatura risalga sopra lo zero durante la giornata per vedere le piante risorgere come se nulla fosse accaduto.
La particolare struttura dei fiori (ciò che vediamo non sono petali ma sepali modificati) ne favorisce la lunga durata ; l’epoca di fioritura inizia a Gennaio e si prolunga fino a Marzo e i fiori rimangono inalterati per alcune settimane.
I colori dei fiori delle specie botaniche sono generalmente verdi tranne l’elleboro niger dal fiore candido e l’elleboro purpurascens, atrorubens e torquatus che presentano varie tonalità di porpora. Gli ibridi di elleboro orientalis hanno fiori bianchi, crema, giallo, rosa, porpora, viola e nero e alcuni hanno puntini o venature sulla faccia interna dei sepali. Esistono anche ibridi a fiore doppio.

Suggerimenti per la coltivazione

Le piante vengono messe a dimora con esposizione adatta, preferibilmente nel periodo autunnale ed invernale purchè il terreno non sia gelato. In questo periodo gli ellebori sono disponibili a radice nuda. Negli altri periodi dell’anno si interrano le piante pronte in contenitore. Per ottenere esemplari rigogliosi si consiglia una buona concimazione con materiale organico ben maturo all’impianto, seguito da periodiche fertilizzazioni con prodotti liquidi ricchi in fosforo e potassio. Si consiglia di piantare gli ellebori ad una distanza di circa 20-30 cm. l’uno dall’altro. Per le piante coltivate in vaso valgono le stesse raccomandazioni ricordando che il drenaggio deve essere perfetto ed i contenitori devono essere capienti per accogliere l’apparato radicale.
Gli ellebori sono piante resistenti alle malattie e le uniche veramente importanti sono la macchia nera e la botrytis entrambe di natura fungina che vengono favorite dal ristagno d’acqua nel terreno d’impianto.
Le infestazioni da parassiti si riconducono essenzialmente agli afidi che si raccolgono di preferenza sulla faccia inferiore delle foglie o sulla faccia interna dei fiori e vanno trattate con prodotti specifici.
Le lumache sono un altro nemico degli ellebori soprattutto dei germogli, dei bocciuoli e delle giovani piantine che vengono divorati avidamente. Anche in questo caso bisogna prevedere difese specifiche.

Propagazione

La propagazione degli ellebori è una nota dolente perché, salvo alcune eccezioni non esistono metodi facili e rapidi e questo spiega non solo la rarità ma anche il costo di molte specie ed ibridi. Infatti per ottenere piante identiche a quelle di origine si può solo ricorrere alla divisione dei rizomi che è limitata dalla relativa lenta crescita di queste piante. I rizomi delle piante madri vengono divisi in autunno / inverno ottenendo porzioni di radice con uno o più occhi (i germogli dormienti della pianta) che vengono ripiantate immediatamente ; queste ma non tutte inizieranno a fiorire dall’anno successivo.
La moltiplicazione per semina, per quanto fattibile, non consente di ottenere piante dalle caratteristiche prevedibili anche quando l’impollinazione viene eseguita con procedure controllate. Inoltre è una procedura laboriosa e lenta perché i semi raccolti appena completata la maturazione, germinano 6-8 mesi dopo la semina e le piante così ottenute fioriranno dopo un periodo di attesa variabile dai 2 ai 3 anni.
Per la semina occorre utilizzare semi freschi che vanno sparsi sul terreno e appena coperti con terriccio e ghiaia fine, non oltre i mesi di Luglio ed Agosto. In caso contrario i semi entrano in uno stato di dormienza e non germoglieranno che in maniera incostante dopo uno o due anni.

domenica 5 dicembre 2010

Scarica ebook gratis "FIOR D'INVERNO" - Piante a fioritura invernale

Scarica ebook gratis "FIOR D'INVERNO" - Piante a fioritura invernale: "
Quello che a ciascuno di noi piacerebbe immensamente – non credo di poter nutrire dubbi – è avere il giardino fiorito tutto l’anno e non solo nelle stagioni più propizie per giardinaggio.

Questo ebook vuole proporre una scelta di possibili piante (fra cui la Camelia e l'Erica) a fioritura invernale che diano al nostro giardino valore aggiunto anche d'inverno ...che sia un "Fior d'inverno" appunto!

Ecco un'anteprima del nuovo piccolo ebook di unquadratodigiardino.it:



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Fonte:www.unquadratodigiardino.it/