"… Apposta parlo di segni. Li potrei
fare anche sulla carta, nel mare, ma sarebbero tutti voluti, quindi
tutti falsi. A me interessano i segni che fa l'uomo senza saperlo, ma
senza far morire la terra. Solo allora hanno un significato per me,
diventano emozione. In fondo fotografare è come scrivere: il
paesaggio è pieno di segni, di simboli, di ferite, di cose nascoste.
È un linguaggio sconosciuto che si comincia a leggere, a conoscere nel
momento in cui si comincia ad amarlo, a fotografarlo. Così il segno
viene a essere voce: chiarisce a me certe cose, per altri invece
rimane una macchia."
Mario Giacomelli
MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE
Fino al 20 gennaio 2013
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